Basta un giorno per perdere peso

Basta un giorno per perdere peso

“Qualche chilo in più” solitamente consegue ad un “disturbo compulsivo” o incontrollabile
È vero che “qualche chilo in più” è figlio dei tempi moderni ma se ne trovano tracce anche nel passato: basti pensare ai patrizi romani che dopo i loro luculliani e deliziosi pasti, andavano a vomitare per poter mangiare di nuovo.
Oggigiorno, il disturbo dovuto ad una incontrollata nutrizione, riconosciuto solo intorno al 1992 ma destinato ad un rapido accrescimento tra la popolazione, presenta peculiari caratteristiche legate a ricorrenti scorpacciate che, al contrario della “bulimia nervosa”, non prevedono strategie compensatorie tipo vomito, assunzione di lassativi, digiuno o intenso esercizio fisico, col fine di ridurre l’aumento di peso.
Un’alimentazione incontrollata comporta vere e proprie crisi compulsive con movimenti involontari, della muscolatura responsabili di agitazione, spasmi corporei, e assunzione di consistenti quantità di cibo per mancato controllo sul proprio comportamento. La sua diffusione “sembra” abbastanza omogenea nella popolazione in quanto colpisce uomini e donne in ugual misura senza distinzione di razza. Vediamone alcuni criteri di valutazione per un eventuale interessamento:
* mangiare, in un lasso di tempo circoscritto (per esempio nell’arco di due ore), una quantità di cibo indiscutibilmente maggiore di quanto mangeremmo nello stesso periodo di tempo, in circostanze “normali”.
* senso di mancanza di controllo durante il pasto “sentendo” di non poter smettere di riuscire a controllare cosa o quanto si sta mangiando.
L’alimentazione incontrollata sembra avere origine durante l’adolescenza, in una situazione di normopeso, spesso conseguente ad un significativo dimagrimento secondario ad una dieta autogestita o scorretta. Questi soggetti manifestano non di rado disagio sociale o giovanile, con “distorsione nel percepire il proprio corpo” che alimenta sensi di insicurezza ed inadeguatezza, “pressione e stress” dovuti alla grande quantità di tempo vissuto in pesante regime dietetico; in alcuni casi “eccesso di alcool o droghe” storie di abusi infantili o scarsa presenza affettiva e di sostegno da parte delle figure di accudimento; difficoltà nel gestire gli stati d’animo, esprimere o manifestare le proprie emozioni, compresa la rabbia; senso di impotenza legato all’incapacità di controllare il proprio comportamento alimentare e conseguente aumento di peso. Il 50% dei soggetti con disturbo di alimentazione incontrollata soffre di depressione, attacchi di panico e squilibri di personalità. “L’abbuffata infatti, andrebbe a compensare una sensazione di profondo sconforto presente nel momento della crisi”.
Un elevato sovrappeso può contribuire a mantenere ed accentuare il sintomo compulsivo, in quanto restituisce a chi ne soffre un senso di fallimento, colpa e vergogna che autoperpetuano una richiesta di cibo incontrollata. Secondo alcune osservazioni, le persone affette dal disturbo riescono a percepire le emozioni solo quando le stesse raggiungono una certa intensità, ma appena percepite non sono più in grado di tollerarle. Inoltre, è frequente rilevare “l’uso del cibo come soluzione multifunzionale alle situazioni più disperate”. Grazie a queste considerazioni numerosi interventi psicoterapici vengono attuati, al fine di aiutare a riconoscere e tollerare le proprie emozioni e le proprie sensazioni con l’intento di ritrovare un rapporto sano ed equilibrato con il cibo.
Presa coscienza del problema, l’interessato cerca di far scattare una sfida del tutto personale che non sempre porta a risultati positivi, come ad esempio scegliere uno fra i tanti regimi iperproteici inutili e costosi, solo perché l’estate è alle porte e occorre dimagrire in fretta, per la prova costume…
Talora si cerca di controllare l’alimentazione assumendo pastiglie che all’inizio possono dare dei piacevoli risultati ma volendo di più, si raddoppia la dose talora generando nausea, nervosismo, ed il peso, messo in discussione dalle diete, poco o tanto caloriche, continua ad andare su e giù come un dondolo: ci si entusiasma, se cala, ma quando riprende ad aumentare si vive una tristezza che ci fa sentire in trappola.
Resta accertato che da quando le persone seguono diete rigide e “contano” le calorie, la popolazione mondiale è sempre più in sovrappeso, se non in obesità. La chiave del problema sta nell’incapacità di sapersi ascoltare; manchiamo di consapevolezza nel sentire e riconoscere i segnali d’allarme delle nostre sensazioni ed emozioni interiori tipo fame e sazietà, ma anche rabbia, tristezza e delusione.
Una persona che segue una dieta rigida, tende a trascurare i “messaggi” dell’essere sazia disperdendo energie in pensieri astratti o traguardi (di peso) più o meno raggiungibili, utopistici.
Considerate tali osservazioni è importante iniziare un nuovo percorso che consenta di dimagrire lentamente ma nella consapevolezza di assumere tutti i nutrimenti e la perdita di peso si attuerà apportando tranquillità e determinazione. Gli effetti negativi di certe diete demoralizzano, scoraggiano ed alla fine si conclude dicendo: “Oggi mangio quello che mi pare, da domani ne comincerò una …. nuova!”.
L’alimentazione equilibrata consente e favorisce la disintossicazione corporea generando energia grazie alla riduzione del glucosio ed al ripristino delle cellule. Da un punto di vista energetico, il glucosio derivante dai carboidrati, importantissimi in una dieta bilanciata, è fondamentale per mantenersi in forma e salute anche in una dieta priva di glutine. Si trova in diversi alimenti e in diversa forma: zuccheri, fibre, amidi, pane, pasta, frutta, legumi, grani integrali ed è fonte primaria del sostentamento umano.
Nel caso in cui l’organismo sia carente di energie “lancia” una richiesta semplice: la fame; quando ne abbonda ci sentiamo sazi!
Negli anni l’uomo ha dovuto affrontare carestie e riduzioni alimentari incrementando il risparmio al fine di superare le dovute esigenze nutrizionali, ma contemporaneamente, con nuove tipologie di cibo, molto raffinate e concentrate di … tutto, se il cervello potesse parlare direbbe: fermati, mi fornisci troppi alimenti appetibili … solo perché li trovi facilmente nei supermercati! Ne consegue che il corpo non avendo la capacità di non assimilare l’alimento di cui non necessita per sopravvivere, continua a mettere da parte tutto il superfluo ingurgitato.
Per ottenere il senso di sazietà appagata è necessario intervenire a livello mentale tramite l’ipotalamo (controlla l’equilibrio idrico, la regolazione della temperatura, l’appetito, il sonno ecc.) considerato il “direttore d’orchestra” che regola la fame e il digiuno.
Incominciando, impariamo ad ascoltarci interiormente ricercando l’equilibrio corporeo: né grassi, né troppo magri. Perciò nutritevi, scegliendo di risparmiare un po’ di cibo: depositate sul piatto la pasta che solitamente mangiate, ma toglietene pochissima e così, con ogni altro alimento.
* Non bevete durante i pasti, l’acqua oltre che diluire i succhi gastrici rallenta la digestione e assorbita dall’alimento genera volume; è positivo berla da sola, perché “acqua scaccia acqua”.
* Moderate l’uso del sale e dell’olio e non mangiate la frutta fine pasto, contiene zuccheri che possono fermentare risentendone il peso e la pancia. Fatelo a metà mattino e/o metà pomeriggio.
* La verdura andrebbe presa prima di ogni pasto, perché favorisce l’assimilazione del cibo dando sensazione di minore sete.
* Possibilmente mangiate frutta e verdura circa cinque volte nell’arco della giornata, suddividendola, ma cercando di toglierne un po’, ed evitate di fare la “scarpetta” con pane o simile, rastrellando il sugo rimasto nel piatto o nella pentola.
A poco a poco, con un’alimentazione equilibrata si godranno effetti positivi a livello razionale ed emotivo; così pure per le capacità logiche ma soprattutto quelle intuitive. Ed ancora, potranno realizzarsi miglioramenti sensoriali, con odorato più sottile, maggior facoltà percettiva dei colori, del tatto e dell’udito, nonché della sensibilità gustativa, verso sapori, spesso dimenticati.
Dal mio punto di vista, la cosa più bella di un’alimentazione equilibrata è poter gustare al meglio il cibo di giorno in giorno, ripristinando facoltà danneggiate o dimenticate nel passato.
Pertanto, non esiste una soluzione unica “per perdere peso”, bensì dei possibili metodi, alcuni dei quali derivanti da tradizioni popolari antiche, altri frutto delle moderne ricerche farmacologiche, sociali, individuali …
* Alcuni rimedi includono semplici norme di “igiene nutrizionale”: è necessario considerare il pasto come una necessità vitale di sopravvivenza, apprezzandone il piacere del gusto senza però - mai - abusarne.
* Mantenere un orario “abituale”, non sempre è positivo: meglio sedersi per mangiare quando si ha “veramente” appetito e non per dovuta abitudine, assimilando l’alimento strettamente necessario a cancellare la sensazione fame, non di più.
* Mangiare lentamente, gustando; masticare bene e non distrarsi con televisione, libri, cellulare …
* Fare esercizio fisico durante il giorno: palestra e cammino in posti tranquilli e rilassanti aiutano molto ad apprezzare il cibo, che permette di essere attivi.
Ora, l’obiettivo della seguente tecnica, sviluppa la capacità di autocontrollo sulla percezione di fame e sazietà, tendendo (dopo un breve allenamento) al proprio benessere in forma “autoindotta” e non “eterosuggestiva”. La pratica proposta va vissuta consci delle parole espresse, senza sminuirla né banalizzarla, come una filastrocca priva di senso e valore.
